Innanzitutto Tom, è un vero piacere ritrovarti, per noi di STEREO-BLOG... La prima domanda è assolutamente obbligatoria: dove sei sparito per tutti questi anni e soprattutto, a cosa ti sei dedicato?
Sono andato a trovare mia madre in vacanza in California. Li ho incontrato una ragazza e mi sono innamorato. Ho avuto una relazione con lei per due anni a distanza ma dopo lunghe bollette telefoniche, perché in quei tempi si pagava, ho deciso finalmente di trasferirmi a Los Angeles. Mi sono sposato e ho "remato" per un po di anni, vivendo sui i miei risparmi mentre mia moglie lavorava. Ho scoperto che ogni weekend, c'erano dei festival per artisti visivi. Avendo già fatto fotografia come hobby a Milano, mi sono dedicato a quello.Piano piano, vendevo sempre di più, diventando presto un professionista. Potevo vendere più in un weekend di quanto certe persone guadagnano in un anno!
Parliamo dei tuoi esordi qui in Italia. Ti ricordiamo ancora in molti, sfrecciare coi pattini sul palco dell'Ariston cantando la divertente TOCCAMI. Tu che ricordi hai di quel Festival?
Sono arrivato in Italia con FLIP OVER, un pezzo scritto da me e cantavo sui pattini con due ballerine. Questo fatto mi ha fatto fare tante serate perché la gente vedeva uno spettacolo e non il solito cantante dietro un microfono e basta. Dopo tanti passaggi televisivi, incluso POPCORN (conduceva Ronnie Jones) e DISCORING con Claudio Cecchetto, la mia casa discografica voleva farmi fare Sanremo. Mi avevano spiegato che per partecipare, l’autore della canzone doveva essere Italiano. Hanno scelto una canzone scritta da Peter Felisatti che aveva avuto successo con Miguel Bosè e SUPER SUPERMAN che era arrivata alla numero uno. Il mio produttore era il leggendario Alberto Radius dei Formula 3. Non sapendo bene l’Italiano, mi ricordo che ho memorizzato il testo della canzone a orecchio senza sapere quello che cantavo. Ho anche cannato il testo nella diretta. Sono stato eliminato e non ho partecipato alla finale di sabato. Quelli della casa discografica erano molto giù di morale ma poi ho fatto un sacco di serate in Meridione con un grande impresario. La casa discografica, pensava che firmare con quel impresario mi avrebbe aiutato ad andare in finale... invece è successo che ho ricevuto tante lettere dalle ragazzine e poi mi ha permesso di fare dei fotoromanzi per RAGAZZA IN.
Diciamo che però la vera notorietà arrivo cinque anni più tardi e facesti scatenare Italia prima ed Europa poi con la mitica LOOKING FOR LOVE. Perché, secondo te la "dance tricolore" di allora, piacque così tanto anche all'ostico mercato internazionale?
A dire il vero avevo già una certa notorietà perché facevo sempre delle serate, anche prima. Ero anche protagonista in un film. Mi “cagavano” un po meno, prima, senz’altro. La differenza stava soprattutto nel fatto che le ragazze svenivano e a volte andavano via in ambulanza. Potevo anche chiedere più soldi... Per quanto riguarda il successo della dance tricolore, non so esattamente perché piacesse. Noi eravamo influenzati dagli inglesi ma non ci siamo mai ispirati a pezzi “Made in Italy”. Era un tentativo di fare dei pezzi che sembravano inglesi, con dei testi in inglese e artisti con nomi inglesi. Lo stile “Italo” è diventato famoso dopo… Non eravamo al corrente che i pezzi suonassero diversamente.
I successi di allora, erano perlopiù partoriti da delle specie di "clan" che si formavano per merito di tali produttori. C'era, ad esempio quello di Cecchetto, quello di Lombardoni, di Martinelli... e il vostro come funzionava?
C’erano dei clan, ma erano per motivi diversi. Cecchetto, non era un compositore ma aveva tanta potenza con DEEJAY TELEVISION e RADIO DEEJAY, a quell'epoca tanti volevano lavorare per lui. Lombardoni era un grossista che prendeva tutto e stampava tutto. Lui stesso ammetteva che non capiva molto di musica ed era molto umile. Dopo che un pezzo diventava un successo, la gente normalmente parlava di lui. Ma in realtà’, tante volte, sentiva il pezzo quando era già finito. Per quanto riguarda Turatti e Chieregato, c’era sempre Freddy Naggiar della BABY RECORDS che decideva addirittura se il pezzo si faceva, o no. I pezzi, li faceva Miki, e il lavoro di Turatti era di “venderlo” e convincerlo, Oggi, potrebbe sembrare assurdo, ma era veramente così. Turatti era molto positivo e solo a guardare la sua faccia entusiasta faceva sembrare il pezzo più bello. A volte pero’, non c’era niente da fare. Se a Freddy, non piaceva, non si faceva. Tante volte, abbiamo dovuto buttare via un pezzo ed io ho dovuto rifare completamente un testo solo perché a lui non piaceva.
Negli anni '90, in seguito, il genere ha avuto una seconda giovinezza, con altri successi mondiali importanti. Perché poi però, secondo te, il clamore è andato sfumando?
Credo che l’italiano sia sempre un creativo per natura. Ci sono tanti dj e c'è questa cultura dei pezzi da discoteca. Credo, che la melodia sia scomparsa ed è questo il motivo, assieme alla globalizzazione del web, per cui gli Italiani fanno meno successi di prima. Il web ha avuto un effetto contrario a quello che si pensava, invece di aiutare i piccoli, hanno più forza le multinazionali e le case discografiche americane. Oggi per avere successo, un dj italiano deve associarsi con gli americani come hanno fatto i Daft Punk e David Guetta, ad esempio. Se non fossero stati associati a Pharell Williams e Nile Rodgers, non credo che sarebbero andati così.
Hai scritto molto anche per altri artisti dei tempi, pensiamo soprattutto a Eddy Huntington di U.S.S.R. Quali dovevano essere le caratteristiche irrinunciabili di un brano perché diventasse un successo?
Eddy Huntington ha girato dei video a Londra, in pellicola. Abbiamo, fatto anche un pezzo per Ricky Shayne e Mal, ma Freddy non ha fatto il video e i pezzi non sono andati. Den Harrow e Gazebo prima di lui, avevano quel supporto importante per l'immagine dell’artista nell’era dove i video erano molto importanti per passare in tv. Non ne abbiamo mai fatto uno per per Paul Lekakis per il pezzo “Boom Boom” ma è stato un successo enorme all’estero per via del testo e il ritmo high-energy. Il successo è nato nei locali, sopratutto quelli “gay”.
In America c'è ancora molta chiusura nei confronti della musica italiana?
C'è molta chiusura per i pezzi Italiani perché nel passato, non hanno curato la pronuncia e i testi. Gli svedesi, ad esempio, hanno avuto i Roxette e gli Ace of Base con delle pronunce quasi perfette. Per questo i pezzi sono andati nei paesi dell’Est dove non sanno un parola d’Inglese. Sono convinto che se CHILDREN di P.Lion fosse stato curato meglio al livello del cantato e del testo, sarebbe stato preso da un etichetta americana, come accaduto con SELF CONTROL di Raf, ripreso da Laura Branigan.
Tu cosa pensi di questi nuovi modi di fruire musica tramite internet o le apps che permettono di ascoltare gratuitamente milioni di brani, aiuteranno di fatto la musica a rinascere?
Ci saranno sempre degli artisti, ma devo ammettere che il guadagno stimola la creatività. Si fanno delle cose splendide quando ci sono dei soldi di mezzo. La realtà è questa. Negli anni '80, un produttore si guadagnava da vivere con il 3% sulle vendite dei dischi. Oggi, deve guadagnare sulle serate, sennò diventa impossibile. Sono rimasti solo quelli grossi e tutti gli artisti indipendenti degli anni '80 non possono competere. È un triste dato di fatto ed è per colpa della musica gratis.
Ti sarebbe piaciuto fare qualche altro genere di musica, dato che le tue possibilità vocali te lo permetterebbero?
Mi sarebbe piaciuto essere un cantautore come Billy Joel ma ero in Italia. Se cantavo in Inglese, doveva per forza essere musica e pezzi “dance”. I lenti in inglese, li passavano in radio solo se c’era un supporto Internazionale o se era agganciato ad un film. Oggi, i pezzi nelle colonne sonore dei film non funzionano più come prima. HAPPY di Pharrell Williams, ad esempio, era nella colonna sonora di SHREK, un anno prima e non era andato per niente. Doveva essere un pezzo di Ceelo Green. È andato perché Pharrell ha fatto un passaggio ai Grammy visto in tutto il mondo tramite il web. Il mondo è diventato un grande paese e seguono tutti l’America, ormai.
(domanda facoltativa) Ormai è quasi epico il fatto che tu abbia prestato la tua voce anche al tuo ex-compagno di scuderia Den Harrow. Abbiamo seguito su Internet una querelle tra voi due che dura da qualche anno. Possiamo chiederti cosa sia successo di fatto, tra di voi?
Ho solo detto su Facebook nel 2008 che cantavo i suoi pezzi e che non ha mai scritto o prodotto niente dei suoi successi. Ha reagito con violenza e, finalmente, dopo insulti e lettere di odio dai suoi “legionari”, ha ammesso nel 2012, credo, che non cantasse lui. Ha detto che a farlo fosse “un corista “ invece di fare il mio nome. Un corista, canta i cori e non la lead-vocal come facevo io. Non ha mai detto che cantavo io. Si vede che mi odia dopo tutto quello che ho fatto per lui e la sua carriera. Un signore, ormai, dopo tutti questi anni, direbbe come sono andate le cose. Ma secondo me, avra dei problemi esistenziali perché tutta la sua carriera e stata basata su di un “bluff’. Non solo usa ancora oggi la mia voce nelle sue serate senza contratto, ma dal 1988 non mi mai neanche offerto un caffè. Secondo me, e più conveniente, odiarmi e litigare con me, per giustificare il fatto che non mi ha mai dato un soldo per quasi trent'anni di serate. È stato tanto fortunato che io sia andato via dall‘Italia nel 1994. perché potevo andare in tv e sputtanarlo e fare delle serate cantando i pezzi dal vivo senza il bisogno della voce sulle basi. In realtà, oggi, sono a quanto mi risulta, più ricco di lui, grazie al mio lavoro di fotografo, e non ho bisogno di fare delle serate nei supermercati per campare come fa lui. Non odio Den Harrow, mi fa un po' pena. Mi ha sempre fatto pena, perché non è né un musicista, ne un bravo cantante....